I bambini sono i più grandi cercatori di senso e di ricerca di significato sul mondo, sul loro e sul nostro esserci nel mondo.
C’è quindi un interesse alla ricerca, in cui i bambini si dimostrano fortemente disponibili, c’è un farsi domande e un costruire argomentazioni che trovano subito interesse, partecipazione, coinvolgimento negli altri bambini e divengono ben presto un sentire comune in cui ciascuno vuole contribuire con il proprio pensiero, generando voglia di confronto e di discussione; e i bambini non attendono il permesso o l’input degli adulti per attivare queste ricerche soggettive e intersoggettive ma le troviamo a partire dai contesti quotidiani.
Come le scuole dell’infanzia si posizionano rispetto al dialogo con la diocesi e gli obblighi di legge?
Il tema entra indipendentemente dalle insegnanti e dalla scuola: la dimensione della religiosità e della spiritualità è sia un elemento specifico, sia trasversale al curricolo: lo affermano anche le Indicazioni Nazionali per il curricolo nella parte dedicata alla scuola dell’infanzia.
Parlare di educazione spirituale significa, come accade in tutti gli altri linguaggi, mantenere una stretta relazione con l’immagine di bambino da 3 a 6 anni, con le modalità con cui i bambini apprendono e manifestano i loro percorsi di conoscenza.
Una scelta in parte legata anche al ruolo che riconosciamo alla scuola, che ci ha portato a decidere, fin dal 1986-1987 (l’anno successivo alla firma del Concordato), di non separare i saperi. Al contempo è stata concordata con l’Ufficio Catechistico Diocesano una formazione per gli insegnanti (che continua tuttora) che consentisse di avere in ogni scuola 1 persona formata per l’insegnamento della religione cattolica.
L’incontro sulla dimensione spirituale nell’educazione viene proposto come opportunità ai genitori dei bambini dai 3 anni: un percorso di primi gesti e dichiarazioni, che si basa su un patto di fiducia destinato a rinnovarsi negli anni. Un incontro che invita i genitori a mettersi in dialogo e a confrontarsi con ciò che la scuola propone.
In questo consiste la nostra idea di scuola laica e plurale, che non si affida, cioè, a verità certe (né religiose né scientifiche) ma alla ricerca, allo scambio, al dialogo, alla elaborazione soggettiva ed intersoggettiva, perché ognuno formuli le sue teorie, e compia le proprie scelte in un clima di fiducia e sicurezza, certi di essere accolti nella propria unicità.
La scuola è il luogo dove valorizzare la pluralità, ribadendone il valore della dimensione pubblica, anche alla luce degli accadimenti attuali, delle posizioni che si contrappongono, delle tensioni che vorrebbero spingere verso chiusure, alzate di scudi, generalizzazioni.
Il discutere e lo stare insieme, per riflettere e accrescere le nostre conoscenze e quelle dei bambini significa confermare il Valore delle differenze e del processo di integrazione/ interazione/accoglienza, che riguarda tutti.